sabato 3 ottobre 2009
il pianto in silenzio
salve stranieri,
dopo molto tempo, rieccomi a scrivere un intervento personale; il che significa, per coloro che non mi conoscono, una sorta di delirio senza senso.
ho bisogno di sfogarmi, e spesso trovo pace solo scrivendo.
in realtà sono in macchina, mio padre e mia madre sono seduti sui sedili anteriori e io sola dietro; comoda eppure schiacciata da una moltitudine di pensieri che mi costringono a giacere in un angolo.
scrivo tramite il cellulare, poi tutto verrà trasferito sul computer.
ho pianto, pianto come non facevo da tempo, fino a sentirmi senza forze e senza lacrime.
un intero viaggio di ritorno paragonabile a una tortura.
ha preso possesso di me la sensazione di aver sognato, di aver avuto un incubo, vive ancora la speranza di veder presto tutte le cose rimettersi al posto giusto.
gli occhi gonfi, la mente provata e nessun sollievo, sempre più spazio si fa la consapevolezza che in realtà quello che si è vissuto è vero e che non verrà nessuna gomma da cancellare a porre rimedio agli sbagli, nessuna bacchetta magica a riordinare il disordine che spadroneggia senza rivali.
sono stanca, stanca e arrabbiata.
stanca perché dopo mille battaglie, quello che più desideravo mi è sfuggito per un soffio.
arrabbiata perché credere fortemente in qualcosa non significa per forza raggiungere i propri obiettivi.
sono vuota, perché ciò che mi ha sempre salvato, questa volta mi ha inferto un duro colpo.
sono furiosa con me stessa, perché non sono stata abbastanza forte quando avevo più bisogno di esserlo; sono furiosa con la sciocca burocrazia che sembra vincere sulla meritocrazia senza alcuna difficoltà.
sono sfiduciata perché quello quello che credevo di aver costruito è crollato a terra come una castello di carte.
sono triste, perché vedo allontanarsi il passaporto verso i miei sogni, la chiave della mia libertà, la possibilità di esprimere tutto ciò che ho dentro!
forse questa non è la guerra, forse è solo una battaglia, ma io questa battaglia l'ho persa senza portare con me nulla, solo un pugno di mosche e tanta delusione, delusione che mi ruberà tanto tempo per superarla.
forse la sofferenza, la delusione e il sacrificio sono dei passaggi obbligati per arrivare a ciò che si desidera?
deve essere tutto difficile?
e se invece le cose facili sono proprio quelle che siamo destinati ad ottenere?
non ho trovato risposta a nessuna di queste domande. temo di conoscere la verità.
non sono credente ma penso che davvero la giustizia non sia di questo mondo!
si dice che le difficoltà fortifichino; bé sarà anche vero ma sono stanca di diventare forte. mi piacerebbe provare l'ebrezza di avere quello che davvero desidero, raggiungere il luogo a cui sento di appartenere; sentire che la strada che ho scelto per me è quella giusta!
perdonate lo sfogo, ne avevo bisogno.
alla prossima...
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