martedì 6 gennaio 2015

Citazione del Giorno: Un Uomo - Oriana Fallaci








Salve stranieri,
questo articolo vuole essere un' edizione speciale della serie "Citazione del Giorno".
 Questo perchè ho intenzione di riportare non una singola citazione, come sono solita fare, ma diversi momenti di questo libro. 
Durante il periodo delle feste natalizie sono stata a trovare i miei genitori ed ho approfittato del tempo libero per leggere un libro che ho ritrovato nella loro libreria.
Come avrete di certo inteso dal titolo si tratta di "Un uomo" di Oriana Fallaci.
In passato, durante la mia adolescenza, ho passato piacevoli pomeriggi in compagnia di alcuni romanzi della Fallaci. Non mi spiego come "Un Uomo" sia rimasto indietro; eppure mia madre mi aveva detto che era il suo preferito e me lo aveva raccomandato.



Non voglio perdermi in ulteriori chiacchiere.
Vi lascio in compagnia delle parole di Oriana Fallaci. Ci tengo a precisare che queste frasi prese da sole, estrapolate dal loro contesto non rendono affatto giustizia al libro. Il romanzo è molto altro: scene indimenticabili, racconti unici, vite eroiche.
Questa piccola raccolta non vuole essere altro che un promemoria per me, un invito alla lettura per voi e se l'avete già fatto un modo per scambiarci pareri ed opinioni tra i commenti sotto il post.
Buona Lettura e alla prossima ^_^

"Quel silenzio ostinato ti spaccava i nervi e a volte ti faceva rimpiangere l'interrogatorio ad Egina. La morte si affronta, ti dicevi, le torture si subiscono, il silenzio no. Lì per lì sembra che non sia un danno, che anzi serva a pensare meglio e di più, presto però ti accorgi che in esso mensi meno e peggio perche il cervello, lavorando sulla memoria e basta, si impoverisce. Un uomo che non parla a nessuno e a cui nessuno parla è come un pozzo che nessuna sorgente alimenta: a poco a poco l'acqua che vi stagna imputridisce ed evapora."

"Non bastava dire viva-la-libertà, bisognava aggiungere qualcosa, oppure dire una frase che contenesse tutto libertà compresa. Qualcosa, ecco, come il grido dell'ufficiale italiano che nel '44 i tedeschi avevano fucilato a Cefalonia: "Io sono un uomo!" Ti passava il crampo allo stomaco all'idea di gridargli "Io sono un uomo!" Ma subito dopo tornava perché ad alimentare quel crampo non era la frase che avresti gridato o non gridato, il male che avresti sentito o non sentito, la pioggia che t'avrebbe bagnato o non bagnato: era il fatto di dover morire alla tale ora del tale giorno. Una cosa è morire sotto le torture o alla guerra o su una mina che salta, cioè con un margine di imprevisto, una cosa è morire sapendo di dover morire alla tale ora del tale giorno con la programmaticità di un treno che parte. Ancora una notte e avresti cessato di esistere." 

"L'abitudine è la più infame delle malattie perché ci fa accettare qualsiasi dolore, qualsiasi morte. Per abitudine si vive accanto a persone odiose, si impara a portar le catene, a subire ingiustizie, a soffrire, ci si rassegna al dolore, alla solitudine, a tutto. L'abitudine è il più spietato dei veleni perchè entra in noi lentamente, silenziosamente, cresce a poco a poco nutrendosi della nostra inconsapevolezza, e quando scopriamo d'averla addosso ogni fibra di noi s'è adeguata, ogni gesto s'è condizionato, non esiste medicina che possa guarirci."

"L'amara scoperta che Dio non esiste ha ucciso la parola destino. Ma negare il destino è arroganza, affermare che noi siamo gli unici artefici della nostra esistenza è follia: se neghi il destino la vita diventa una serie di occasioni perdute, un rimpianto di ciò che non è stato e avrebbe potuto essere, un rimorso di ciò che non si è fatto e avremmo potuto fare, e si spreca il presente rendendolo un'altra occasione perduta."  

"L'arte nasce dal bisogno e muore nella ricchezza" "E' vero solo in alcuni casi Alekos: non puoi negare che le statue di Fidia fossero arte, non puoi negare che la cappella Sistina sia arte, eppure l'una e le altre non nacquero dal bisogno. Nacquero nella ricchezza." 

"E' ad incasellarsi nel dogma, nella cieca certezza d'aver conquistato la verità in assoluto, sia essa il dogma della verginità di Maria o il dogma della dittatura del proletariato o il dogma e il dogma dell'Oriente e Legge, che si perde il senso anzi il significato della libertà: unico concetto inappellabile e indiscutibile. Tant'è vero che la parola libertà non ha sinonimi, ha solo estensioni o aggettvi: libertà individuale, collettiva, personale, morale, fisica, naturale, religiosa, politica, civile, commerciale, giuridica, sociale, artistica, di espressione, di opinione, di culto, di stampa, di sciopero, di parola, di fede, di coscienza. Al limite essa è l'unico ismo cioè l'unico fanatismo ammissibile: perchè senza di essa un uomo non è uomo e il pensiero non è pensiero." 

"Dire che il popolo è sempre vittima, sempre innocente, è un'ipocrisia e una menzogna e un insulto alla dignità di ogni uomo, di ogni donna , di ogni persona. Un popolo è fatto di uomini, donne, persone ciascuna di queste persone ha il dovere di scegliere e decidere per se stessa; e non si cessa di scegliere, di decidere, perchè non si è né generali né ricchi né potenti."

"Come se i soldati del plotone di esecuzione che dovevano fucilarmi non fossero stati figli del popolo! Come se quelli che mi torturavano non fossero stati figli del popolo!" "Calmati Alekos." "Come se ad accettare i re sul trono non fosse il popolo, come se ad eleggere i Nixon non fosse il popolo, come se a votare dei padroni non fosse il popolo!" " Calmati Alekos." "Come se la libertà si potesse assassinare senza il consenso del popolo! Cosa vuol dire popolo?!? Chi è il popolo?!? Sono io il popolo! Sono i pochi che lottano e disubbidiscono, il popolo! Loro non sono il popolo! Sono gregge, gregge, gregge!"

"... non v'è dittatore che non ricorra alla parola rivoluzione. Vogliono farla tutti questa rivoluzione e poi non la fa nessuno, meno che mai coloro che si definiscono rivoluzionari, perché con le loro rivoluzioni non si cambia che il padrone, il regime. La rivoluzione non si comanda. Esiste un'unica rivoluzione possibile ed è quella che si fa da soli, quella che avviene nell'individuo, che si sviluppa in lui con lentezza, con pazienza, con disubbidienza! La rivoluzione è pazienza, è disubbidienza: non è fretta, non è caos, non è ciò che vi raccontano i demagoghi con la bacchetta fatata. Non date retta a chi vi promette miracoli, non date retta a chi si impegna a cambiare le cose in quattro e quattr'otto come i maghi. I maghi non esistono, i miracoli non esistono. I demiurghi si fanno beffe di voi, brutti scemi,  che siete abituati a farvi prendere per il naso da tutti, a subire; questa facciata di democrazia può essere abbattuta con un soffio se seguite le chiacchiere dei falsi rivoluzionari!"

"Dormivi, disfatto. Ma appena ti avevo sfiorato i capelli t'eri svegliato, ed eri esploso in un pianto stizzoso: "Il popolo vota chi gli dice bugie! Il popolo vota chi lo prende in giro! Il popolo vota chi spende miliardi per farsi votare coi fuochi d'artificio e i piccioni! Il popolo vuole essere schiavo, gli piace essere schiavo, gli piace!"

"Mio padre invece non mi piacchiava. Mai. Neppure quando abitavamo in quella casa con il cinematografo. D'estate il cinematografo funzionava all'aperto e dal balcone della camera si vedeva tutto. Così invitavo i bambini del quartiere e gli facevo pagare il biglietto. A riduzione, eh? Finì che il direttore del cinematografo se ne accorse e chiese il rimborso a mio padre. E mio padre pagò senza picchiarmi. Era buono, mio padre. Perchè era vecchio. I vecchi sono sempre più indulgenti, più buoni. Perchè sono vecchi, e hanno tirato le somme. Diventare vecchi è l'unico modo per tirare le somme."

"Ma la stagione più infelice di tutte è la gioventù. Perché è nella gioventù che incominci a capire le cose e ti accorgi che gli uomini non valgono nulla. Agli uomini non interessa né la verità, né la libertà, né la giustizia. Sono cose scomode e gli uomini si trovano comodi nella bugia e nella schiavitù e nell'ingiustizia. Ci si rotolano dentro come maiali. Io me ne accorsi non appena entrai in politica. Bisogna entrare in politica per capire che gli uomini non valgono nulla, che a loro vanno bene i ciarlatani e gli impostori e i draghi. Uno entra in politica pieno di speranze, meravigliose intenzioni, dicendo a se stesso che la politica è un dovere, è un modo per rendere gli uomini migliori, e poi s'accorge che è tutto il contrario, che nulla al mondo corrompe quanto la politica, nulla al mondo rende peggiori."

"Sai, non è detto che la morte sia brutta. In fondo la morte è un'amica di chi è stanco. E' anche una grande alleata dell'amore. Se vivessi a lungo finiresti col detestarmi. Poichè morirò presto, invece, mi amerai per sempre." 

"... non v'è eore vivo che valga un eroe morto,..."



3 commenti:

  1. Sono veramente colpito da queste citazioni. Senza ombra di dubbio mi hai convinto a leggere il libro! (cosa che non farò all'istante :( )
    ...il silenzio...l'abitudine...
    non ho mai letto un libro di Oriana Fallaci ma non vedo l'ora di farlo. Grazie :)

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    Risposte
    1. Figurati! Il giorno che lo finirai spero avere tue notizie. Buon tutto. A presto :)

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    2. Finito! In realtà l'ho terminato a gennaio di quest'anno :) Decisamente ne è valsa la pena, tra i libri più emozionanti che abbia mai letto. Grazie per il consiglio! :)

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